Tumore al collo dell’utero, lo screening funziona. Ecco cosa fare per prevenirlo

È il secondo tra i tumori femminili ed è causato, nella maggior parte dei casi, dall’infezione da Papilloma Virus (HPV). Ma la sua evoluzione può essere tenuta sotto controllo in modo estremamente efficace, intervenendo prima ancora che il tumore si formi. Ecco come.
Se ne parla poco ma, con circa 3.700 nuovi casi ogni anno, il tumore al collo dell’utero colpisce 1 donna su 47 ed è al secondo posto nel mondo, dopo quello della mammella, tra i tumori femminili. La fascia di età più colpita è quella tra i 45 e 55 anni. Eppure la prevenzione esiste e funziona, e deve cominciare da giovani. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Sai quali sono le principali cause del tumore al collo dell’utero?

  1. Il principale fattore di rischio è decisamente rappresentato dall’infezione da Papillomavirus Umano (HPV), in particolare in alcuni sottotipi considerati “ad alto rischio”. Si trasmette per via sessuale o contatto intimo pelle contro pelle, si stima che 8 donne su 10 sessualmente attive lo abbiano contratto nel corso della loro vita e, di conseguenza, che molti uomini siano portatori inconsapevoli del virus.
  2. Altri fattori considerati di rischio sono: fumo di sigaretta, alcune malattie sessualmente trasmesse (infezioni da Chlamydia, Herpes Virus), la presenza in famiglia di persone con tumore al collo dell’utero, l’obesità, una dieta povera di frutta e verdura.

Ecco perché è importante tenere sotto controllo il Papilloma virus:

  • Circa il 75% delle donne sessualmente attive contrae l’infezione da HPV nel corso della propria vita.
  • Nella maggior parte dei casi l’infezione decorre in modo asintomatico e guarisce senza complicanze.
  • Nel 10% dei casi l’infezione persiste e può provocare lesioni alle cellule del collo dell’utero a lenta evoluzione
  • La comparsa di lesioni precancerose può avvenire nell’arco di 2-5 anni e il cancro cervicale entro 15-20 anni.
  • Nel 99.7% dei carcinomi della cervice è stato individuato il DNA dell’HPV

L’evoluzione è silenziosa e senza sintomi, per questo è importante controllarsi con regolarità

Soprattutto in caso si sia contratto l’HPV, il lasso di tempo tra infezione ed eventuale sviluppo del tumore è molto lungo (15-20 anni) ed è quindi possibile intercettare e trattare le lesioni prima che degenerino.  Il problema è che sia l’infezione che le lesioni sono asintomatiche e possono essere verificate solo attraverso test di screening specifici in grado di identificare precocemente le cellule pre-cancerose e intervenire tempestivamente.
I risultati si vedono. Grazie agli screening e all’eventuale trattamento precoce delle cellule pre-cancerose, l’incidenza di questo tipo di tumori, in Italia, negli ultimi 10 anni, è diminuita di quasi il 25%.

Lo screening gratuito

Al momento il test gratuito impiegato più frequentemente è il Pap Test, che valuta la presenza di alterazioni cellulari che possono essere indice di una trasformazione in cellule tumorali.
Il Pap test viene offerto gratuitamente ogni 3 anni a tutte le donne tra i 25 e i 64 anni.
Il test è semplice e veloce: consiste in un prelievo di una piccola quantità di cellule del collo dell’utero, eseguito strofinando sulle sue pareti una spatolina e un tampone.
Le cellule prelevate, dopo essere state sottoposte a un particolare processo chimico, vengono analizzate al microscopio per valutare la presenza di alterazioni, che possono essere indice di una trasformazione in cellule tumorali.

Lo screening può essere effettuato anche attraverso il test HPV

Il test HPV permette di identificare la presenza del DNA del virus presente nelle cellule cervicali. Il test ricerca solo i tipi virali cosiddetti ad alto rischio che sono i soli in grado di indurre alterazioni pre-cancerose cervicali. Risultare negativa a questo tipo di test permette di escludere con maggiore sicurezza del pap-test la presenza o il rischio futuro di sviluppare una precancerosi; mentre la positività indica la probabilità o il rischio di avere o sviluppare un’alterazione pre-cancerosa.
Recentemente le Regioni sono state sollecitate a mutare il test di screening orientandosi verso il test HPV. Il prelievo è simile a quello del Pap-test. L’esame dovrà essere ripetuto ad intervalli di almeno 5 anni e non prima dei 30 anni, mentre dai 25 a 30-35 anni l’esame di riferimento rimane il Pap test da eseguirsi ogni tre anni.

Cosa succede se sei positiva al test HPV?

Se il test HPV risulta positivo dovrai sottoporti ad un Pap-test, per verificare se esistono alterazioni cellulari.
Se anche il pap test dovesse risultare positivo lo step successivo sarà la colposcopia mentre, in caso di esito negativo, ti verrà richiesto di ripetere il pap test dopo un anno.

Se hai alcuni sintomi

I sintomi, generalmente, non compaiono fino a quando non si forma il tumore. Uno dei sintomi più comuni è il sanguinamento, dovuto alle cellule cancerose che, nella cervice, crescono volumetricamente invadendo i tessuti circostanti. Un altro segnale può essere l’aumento anomalo delle secrezioni vaginali, dolore nella zona pelvica o lombare, sangue nelle urine ecc. Inutile dire che, in caso di sintomi di questo genere, è d’obbligo la visita specialistica. La diagnosi di tumore della cervice uterina, infatti, può essere fatta durante la visita ginecologica con l’ausilio dei test di screening, della colposcopia e della biopsia a seconda delle dimensioni del tumore stesso.
Fonti:
http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=27&area=Screening
http://www.ondaosservatorio.it/focus-onda/oncologia/tumori-dellutero/