Mindfulness efficace nelle depressioni ricorrenti

La pratica della mindfulness potrebbe costituire un’alternativa agli antidepressivi di mantenimento nei pazienti a rischio di ricadute. Chi ha un elevato rischio di ricadute con la terapia “mindfulness” potrebbe ottenere benefici pari agli antidepressivi. È quanto emerge da una ricerca del King’s College London di Londra (Regno Unito), pubblicata su The Lancet.

Ma cos’è la mindfulness?

È una tecnica (derivata dai precetti del buddhismo, ma senza la componente religiosa) che si coltiva attraverso una pratica di meditazione quotidiana, volta a portare l’attenzione di chi la pratica sul “qui e ora”, e in maniera sempre “non giudicante”. Utilizzata sempre più frequentemente in diversi protocolli psicologici validati clinicamente, la “mindfulness” (detta anche terapia cognitiva basata sulla consapevolezza – MBCT) è stata sviluppata come un intervento psicosociale per insegnare alle persone con depressione ricorrente come stare bene nel lungo periodo.

Come è nata la ricerca

Le persone che soffrono di depressioni ricorrenti hanno un alto rischio di recidiva. Per questo, il trattamento consigliato normalmente è quello di prescrivere antidepressivi di mantenimento da assumere per almeno 2 anni. I ricercatori del King’s College London, dopo aver notato che molti pazienti avrebbero preferito poter avere alternative non farmacologiche al problema, hanno deciso di verificare se la pratica della mindfulness potesse essere un utile supporto per ridurre o sospendere gli antidepressivi di mantenimento.

La ricerca

I partecipanti sono stati scelti tra pazienti adulti con 3 o più episodi passati di depressione maggiore e la prescrizione della terapia farmacologica standard di mantenimento a base di antidepressivi. Hanno partecipato alla ricerca 424 persone divise in due gruppi: 212 hanno praticato la terapia mindfulness, mentre gli altri 212 hanno assunto solo gli antidepressivi di mantenimento per i 24 mesi previsti.

I risultati

Al termine dei 24 mesi di osservazione, gli scienziati hanno concluso che i risultati delle due terapie erano sostanzialmente gli stessi, come anche il numero di ricadute. La conclusione, quindi, secondo gli autori dello studio, è che la mindfulness potrebbe rappresentare una valida alternativa non farmacologica per tutte quelle persone che non desiderano assumere farmaci.
Fonte: The Lancet