Vivere vicino all’acqua fa bene a corpo e mente

Si sa che vivere vicino ad aree verdi fa bene alla salute. Ma adesso alcuni studi confermano che anche stare a contatto con il blu, cioè vicino all’acqua (in costa, vicino a fiumi, canali o laghi) può apportare benefici al corpo e alla mente.  

 

Ad affermarlo è uno studio dei ricercatori dell’Università di Glasgow, secondo cui stare nei pressi di spazi blu può diminuire il rischio di morte prematura e migliorare in generale il nostro stato di salute. 

Vivere nei pressi di uno specchio d’acqua, sostengono gli autori, stimola l’attività fisica e l’interazione sociale, riducendo anche il rischio di obesità.  

Più in generale, i dati statistici confermano che i disturbi di salute mentale sono più frequenti in aree con una maggiore densità di popolazione. Perché? Perché il sovraffollamento, l’inquinamento, la violenza urbana e la mancanza di una rete sociale possono causare problemi mentali. Ecco perché gli ambienti naturali sono visti come unagrande risorsa: il contatto diretto con la natura abbassa i livelli di stress, aumenta il buon umore e favorisce le interazioni sociali: di conseguenza la salute mentale migliora.  

Analizzando le reazioni delle persone, anche attraverso la realtà virtuale, i ricercatori hanno visto che anche il colore blu fa la differenza nel migliorare l’umore e abbassare lo stress. Essere meno nervosi e depressi influisce sulla salute del nostro cuore e di conseguenza limita il rischio di eventi cardiovascolari (una delle principali cause di morte in Italia).  

Sempre secondo lo studio, vivere nei pressi di specchi d’acqua ha un impatto positivo anche sull’ambiente: c’è un indice di stress termico inferiore, una diminuzione della temperatura della superficie terrestre e una migliore qualità dell’aria con basse concentrazioni di PM2,5. 

Se consideriamo il fatto che molte città nel mondo sono costruite nei pressi di specchi d’acqua (pensiamo all’Italia che è una penisola!) queste aree naturali dovrebbero essere sfruttate di più in termini di salute pubblica.  

Con il lockdown e l’uso intensivo dello smartworking, molte persone hanno in effetti preferito lavorare (per chi ha potuto) nelle seconde case al mare o in montagna. Se il lavoro agile rimarrà anche dopo la fine di questa pandemia, forse assisteremo a nuove forme di urbanizzazione, più diffuse e meno dense, e maggiormente presenti in aree naturali.