Tubercolosi: come si trasmette, i segnali e i sintomi da non sottovalutare

È una malattia molto seria, che spesso diamo per sconfitta, ma così non è. È ancora presente nella nostra società, anche se in Italia è considerata relativamente rara, ma non bisogna abbassare la guardia. E debellarla è possibile grazie a cure appropriate e, soprattutto, ad una diagnosi precoce.
Anche se l’OMS ha dichiarato l’Italia un Paese a “bassa endemia”, poiché presenta 10 casi ogni 100.000 abitanti, la tubercolosi è una malattia da non sottovalutare, perché, se trascurata, è potenzialmente fatale, senza contare che negli ultimi anni sono emersi motivi di allerta:

  • nelle grandi città l’incidenza della TBC è 4 volte superiore rispetto alla media nazionale;
  • il numero di casi resistenti agli antibiotici è in lento ma progressivo aumento;
  • il numero di persone che si curano adeguatamente è al di sotto dello standard richiesto dall’OMS;
  • gli eventi epidemici si verificano sempre più spesso in ambito scolastico.

Di cosa si tratta

La tubercolosi è una malattia infettiva causata da un batterio gram positivo, detto anche Bacillo di Koch. Ne esistono 5 varietà ma solo 2 riguardano l’uomo. Di solito attacca i polmoni ma può colpire anche altre parti del corpo.

Come si trasmette

La tubercolosi è infida, poiché si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline di saliva, le secrezioni bronchiali, a causa magari di un semplice colpo di tosse o di uno starnuto.
Il periodo di incubazione va dalle 8 settimane a tutta la vita. Ovvero, potrebbe rimanere “dormiente” per tutta la vita del soggetto infettato.

I sintomi

La tubercolosi polmonare è asintomatica. Spesso i sintomi iniziali sono poco specifici e difficili da riconoscere:

  • tosse;
  • perdita di peso;
  • dolore toracico;
  • febbre;
  • sudorazioni.

In caso di malattia conclamata, è di solito presente tosse per settimane o mesi, eventualmente accompagnata da emoftoe (sangue nell’espettorato).
Nel 15-20% dei casi attivi, l’infezione si diffonde al di fuori delle vie respiratorie, causando altri tipi di tubercolosi extrapolmonare. Si verifica più comunemente nei soggetti immunocompromessi e nei bambini piccoli. Negli individui affetti da Hiv, ciò si verifica in più del 50% dei casi.
I sintomi della tubercolosi extrapolmonare sono vari e di varia entità in relazione all’organo colpito, al tipo di micobatterio e al modo in cui reagisce il sistema immunitario.
Siti più frequenti di infezione extrapolmonare sono:

  • la pleura (pleurite tubercolare);
  • il sistema nervoso centrale (meningite tubercolare); in era pre-chemioterapia, la quasi totalità dei casi affetti da meningite tubercolare decedeva;
  • il sistema linfatico (linfoadenite tubercolare) che di solito si presenta con un ingrossamento indolore dei linfonodi nel collo;
  • l’apparato genito-urinario (tubercolosi urogenitale); a volte l’unico sintomo è la presenza di urina nel sangue (ematuria);
  • la pelle (ascesso e ulcera tubercolare);
  • la colonna vertebrale (spondilite tubercolare), che può esitare in ascesso con crollo vertebrale.

L’importanza della diagnosi precoce

La tubercolosi è una malattia infettiva curabile e può essere sconfitta con le terapie appropriate, ma soprattutto con la diagnosi precoce dei soggetti malati, cioè dei soggetti con tubercolosi attiva e quindi infettiva. Una diagnosi precoce consente di adottare gli opportuni interventi terapeutici e di ottenere la guarigione.
L’esame preliminare più diffuso per diagnosticare una forma tubercolare è il test della tubercolina (Mantoux).
La reazione positiva a questo test indica che il sistema immunitario è già venuto a contatto con il batterio della tubercolosi.
Se la tubercolina è positiva, bisogna accertare o escludere una malattia attiva soprattutto nei polmoni e a tale fine si esegue una radiografia del torace. Una radiografia positiva di regola svela la presenza della malattia, una radiografia negativa di regola la esclude; un importante metodo diagnostico, più approfondito, è l’esame diretto dell’espettorato.
Nel corso degli ultimi anni, ai tradizionali strumenti diagnostici di malattia tubercolare e di infezione tubercolare, si sono aggiunte altre procedure, che hanno notevolmente arricchito le metodologie diagnostiche in campo tubercolare, aumentando la sensibilità e la specificità della diagnosi di laboratorio.

La terapia

La tubercolosi si cura, ma è cosa lunga. La terapia può durare da 6 mesi a 18-24 mesi, motivo per cui può capitare che molte persone non assumano i farmaci per tutto il periodo e in modo corretto, creando una vera e propria resistenza ai farmaci. Per questa ragione, è importante che il paziente assuma la sua dose di farmaci ogni giorno. Seguendo “diligentemente” il trattamento terapeutico, il periodo di cura della tubercolosi si riduce a circa 6-8 mesi.
Fonte: http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=208&area=Malattie_infettive