65 anni potrebbe non essere più l’età dell’invecchiamento

Uno studio pone le basi per un nuovo modo di misurare l’invecchiamento delle popolazioni, tenendo conto delle mutevoli aspettative di vita in un determinato paese.
Spesso chi invecchia afferma che l’età anagrafica è solo un numero e che quel che conta è come ci si arriva e come ci si sente. E in effetti un nuovo studio realizzato dall’Università di Stony Brook (Usa), dall’International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa) di Laxenburg (Austria) e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) e pubblicato recente mente sulla rivista Plos One sembrerebbe andare in questa direzione. Secondo i ricercatori, infatti, l’età anagrafica potrebbe non essere l’unica o la migliore misura dell’invecchiamento umano.
La ricerca è stata condotta analizzando 4 paesi diversi tra loro per strutture della popolazione e proiezioni: Stati Uniti, Cina, Germania e Iran. Per dimostrare la tesi, gli scienziati hanno utilizzato le proiezioni probabilistiche sulla popolazione elaborate dall’Onu e le nuove misure sulla senilità dell’Iiasa.

La vecchiaia non inizia a 65 anni

Lo studio ha utilizzato una diversa misurazione dell’età della vecchiaia come il rapporto tra aspettativa di vita e anni vissuti. Tale metodo tiene conto della residua speranza di vita anziché utilizzare l’età cronologica (generalmente fissata nei 65 anni) come punto fermo, come fatto fino ad oggi. Nello specifico è stata scelta una residua speranza di vita di 15 anni, che era l’aspettativa di vita all’età di 65 anni in molti paesi a bassa mortalità, nel 1970.
Su questa base, si sono analizzate le soglie di vecchiaia stimate sulla residua speranza di vita di 15 anni per Cina, Germania, Iran e Stati Uniti per gli anni dal 2013 al 2098. Nel 2013 la soglia di vecchiaia era 66 anni in Cina e 72 in Germania, mentre entro il 2098, la soglia di vecchiaia dovrebbe aumentare fino a 79 anni in Germania e 77 in Cina.

Non invecchieremo all’infinito

Secondo le analisi effettuate, in generale l’invecchiamento delle popolazioni dovrebbe raggiungere un picco per poi decrescere nel corso del 21° secolo. In particolare in Germania il culmine dovrebbe essere raggiunto entro il 2040 e in Cina entro il 2070, mentre negli USA l’invecchiamento dovrebbe essere molto contenuto per tutto il secolo. Un discorso a parte merita l’Iran che, a causa del forte calo del tasso di fertilità avvenuto a partire dagli anni 80, appare il paese con le proiezioni più incerte.
 
Fonte: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0179171