Disturbi del sonno, quanto ne sai?

Dall’eccessiva sonnolenza durante il giorno, alla difficoltà ad addormentarsi la sera o il soffrire di numerosi risvegli notturni. I disturbi del sonno possono essere molto diversi tra loro, e ognuno va trattato in modo diverso. Ecco come.

Quanto bisognerebbe dormire?

La durata del sonno varia con il variare dell’età, nei soggetti adulti è di circa 7-8 ore, la quantità di sonno necessaria è ampiamente variabile e va dalle 5 ore dei cosiddetti corto-dormitori fino alle 9-10 ore dei lungo-dormitori.
I disturbi del sonno possono alterare il ritmo e la qualità del sonno e avere ripercussioni sulla salute psicofisica e sulle attività diurne.

Eccessiva sonnolenza diurna

La più comune causa di eccessiva sonnolenza diurna è la volontaria deprivazione cronica di sonno (oggi dormiamo il 20 % in meno che un secolo fa), generalmente determinata da fattori sociali o economici. All’origine di questa disfunzione possono esserci abitudini comportamentali errate come il consumo di caffeina, alcool, nicotina, vitamina C, l’uso-abuso di farmaci ipnotici, il “sonnellino pomeridiano”, lavorare fino a tardi, fare attività sportiva nelle ore serali, un pasto serale abbondante o l’assunzione di un’eccessiva quantità di liquidi prima di andare a letto. Altri motivi di questo squilibrio possono essere l’uso di radio e televisione per indurre il sonno, l’ansia da insonnia, il restare a letto in caso di insonnia, l’andare a letto delle ore prima del momento di dormire, fattori ambientali come l’inquinamento acustico, le luci e la luminosità ambientale. L’eccessiva sonnolenza diurna espone le persone che ne sono affette a un maggior rischio di incidenti stradali e di incidenti sul lavoro.
Un problema di sonnolenza diurna, che si manifesti in assenza di deprivazione di sonno, non deve essere sottovalutato e deve essere riferito al proprio medico perché potrebbe essere il sintomo di una patologia importante, meritevole di identificazione e trattamento, come la sindrome delle apnee ostruttive in sonno (importante russamento con episodi ripetuti di ostruzione reversibile, parziale o completa, delle prime vie aeree, provocati da un eccessivo rilassamento dei tessuti molli, che si accompagnano alla riduzione dell’ossigeno nel sangue) e la narcolessia, una malattia caratterizzata da improvvisi attacchi di sonno durante l’arco della giornata, che possono durare da pochi minuti fino a più di un’ora e a cui non e possibile resistere. 

I diversi tipi di insonnia

Il più comune di tutti i disturbi del sonno è una persistente alterazione della durata e della qualità del sonno, con difficoltà ad addormentarsi alla sera, risvegli multipli durante la notte o un risveglio troppo presto al mattino. Sintomi di insonnia sono presenti nel 30% della popolazione e fino al 10% delle persone lamenta anche un impatto sulle capacità di svolgere le attività quotidiane e sulla qualità della vita.
A seconda della durata, si distinguono un’insonnia “occasionale” che dura solo alcuni giorni, un’insonnia “transitoria” (della durata di meno di tre settimane) e una forma “cronica o persistente” che dura più di tre settimane. La forma occasionale, che giunge raramente all’attenzione del medico, e quella transitoria sono generalmente imputabili a stress, tensione psicologica o emotiva, a un cambiamento di orario o a una breve malattia.

Se l’insonnia è cronica

L’insonnia cronica può essere dovuta a molteplici cause tra cui disturbi psichiatrici (ad es. ansia, depressione, nevrosi, alcolismo, tossicodipendenza), patologie internistiche di vario tipo, uso di farmaci, alcol o sostanze eccitanti, disturbi del sonno (ad es. sindrome delle apnee morfeiche, sindrome delle gambe senza riposo).
Molto spesso la cronicizzazione dell’insonnia è favorita dall’assunzione errata di farmaci, quasi sempre benzodiazepine, per periodi prolungati e senza che ci sia una corretta indicazione all’uso. Il trattamento si avvale di farmaci ma il primo trattamento, nella maggior parte dei casi, è di tipo comportamentale e consiste nella prescrizione del rispetto delle norme di igiene del sonno come:

  • coricarsi e svegliarsi più o meno alla stessa ora ogni giorno,
  • evitare di bere più di 2-3 caffè al dì e mai dopo le ore 14,
  • evitare l’attività sportiva nelle ore serali, il sonnellino pomeridiano, i pasti serali abbondanti, di bere un’eccessiva quantità di liquidi prima di coricarsi,
  • non abusare di alcool, nicotina, farmaci ipnotici,
  • non lavorare fino a tardi,
  • evitare l’uso di radio e televisione come ipnoinducenti
  • evitare di restare a letto in caso di insonnia e di andare a letto delle ore prima del momento di dormire.

I disturbi del ritmo circadiano sono alterazioni della regolazione dell’alternanza delle fasi di sonno e veglia e dei loro orari nell’arco delle 24 ore. Alcuni soggetti presentano un ritardo dell’inizio del sonno e dell’ora di risveglio, con incapacità di addormentarsi e svegliarsi nelle ore desiderate o precedenti (fase di sonno ritardata), altri invece faticano a rimanere svegli alla sera e sono attivi sin dalle prime ore del mattino (fase di sonno anticipata). I disturbi del ritmo circadiano comprendono anche la sindrome da salto di fusi orari (jet-lag syndrome) correlata al rapido superamento di diversi fusi orari in occasione di viaggi aerei intercontinentali e la sindrome dei turnisti che colpisce i lavoratori sottoposti a turni di lavoro notturni che spesso lamentano difficoltà di addormentamento e/o di mantenimento del sonno e una condizione di sonnolenza e affaticamento cronico. 
 
Nota: Le informazioni riportate in questo articolo non devono sostituire la consultazione del medico o essere utilizzate per modificare la terapia.
 
Bibliografia
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